04 febbraio 2022

Diritto all'asilo

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Ezinne Lilian Nkwocha si sente a casa ad Acerra. Qui è dove si è ritrovata nel 2015 con suo marito, che era andato via dalla Nigeria anni prima, e dove sono nati i suoi figli, Chidiebere Salvatore, che ha cinque anni, e Kamsi Uriella che ne ha due e mezzo. Gli amici nigeriani di suo marito, che lavora a Napoli come commerciante, l’hanno presa in giro. Acerra è nota per il termovalorizzatore e i suoi conoscenti le dicevano che non si respira bene in questo comune napoletano di 60mila abitanti.

Ma ad Acerra Nkwocha si trova bene. Anche se il periodo del Covid è stato duro, Nkwocha, 34 anni, laureata in scienze politiche nello stato dell’Imo, nel sud-est della Nigeria, è riuscita a studiare per fare l’esame della terza media mentre i figli avevano posto una a nido comunale e uno alla materna.

Da settembre 2021, però, le cose sono cambiate: il nido non ha riaperto in seguito a un problema di appalto e lei ed altre 29 famiglie si sono trovate senza un’opzione educativa per i più piccoli. Non solo le sole in questa situazione.

Mentre in Italia si dibatte sul Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) e su come spendere i soldi per creare più posti nei nidi, che sono pochissimi soprattutto nel sud Italia, la maniera in cui Acerra ha provato a risolvere il problema — grazie in parte ad altri fondi europei, quelli di coesione — può aiutare a illustrare le sfide cui vanno incontro le amministrazioni comunali che provano a colmare il vuoto dei servizi per la prima infanzia.

 In Campania ci sono solo 9,3 posti in asili nido per ogni 100 bambini 0-2 anni, l’offerta più bassa tra le regioni italiane, secondo gli ultimi dati Istat che si riferiscono all’anno educativo  2019-2020. Non solo la Campania è molto al di sotto della media nazionale del 26,9 per cento, ma lo è ancora di più rispetto all’obiettivo europeo che l’Italia si è prefissa di raggiungere entro il 2025, ma che sarà difficile da realizzare se non si colma il divario di copertura tra nord e sud, come denuncia il rapporto asili nido di openpolis e Con I Bambini. In Italia i bambini sotto i 3 anni che frequentano una qualsiasi struttura educativa sono il 26,3 per cento, valore inferiore alla media europea (35,3%) e ad altri paesi del sud Europa (Spagna 57,4%, Francia 50,8%), secondo l’ultimo rapporto Istat.

Il dato campano è particolarmente allarmante considerato che questa regione ha un tasso più alto di residenti minori rispetto alla media italiana (18% vs 16%): Napoli e Caserta sono tra le dieci province italiane con il tasso più alto di bambini tra 0 e i 2 anni.

Napoli e Caserta sono tra le dieci province italiane con il tasso più alto di bambini tra 0 e 2 anni.

Allo stesso tempo, la Campania è anche la regione che ha avuto una notevole ripresa negli ultimi anni. Tra il 2012 e il 2019, il numero di comuni campani che hanno attivato servizi per l'infanzia è cresciuto in modo nettamente più marcato rispetto al dato medio nazionale, arrivando al 73% del totale contro il 60% a livello italiano, secondo dati dell’Istat. Questo è stato spesso possibile grazie ai finanziamenti della politica di coesione dell’Unione Europea, attraverso il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) ed il Fondo sociale europeo (FSE), che hanno appunto lo scopo di ridurre il divario economico e sociale tra le regioni più o meno sviluppate del continente. Grazie ai fondi di coesione dedicati ai servizi per l'infanzia, in Italia ci sono stati investimenti pari a 1,14 miliardi di euro per un totale di 15.017 progetti, nei due cicli di programmazione 2007-2013 e 2014-2020, secondo dati di OpenCoesione.

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